sabato 13 settembre 2014

mercoledì 10 settembre 2014

COLOMBACCI
Negli anni quaranta e cinquanta e senz'altro anche prima, molto diffusa era la caccia ai colombacci che si faceva dai capanni aerei che il Comune di Cottanello mandava all'asta. Ciascun cacciatore era affezionato ad un determinato luogo dove realizzava l’appostamento. Di conseguenza quando dal banditore veniva nominato quel capanno, non c’erano antagonismi per l’aggiudicazione. Più che a ottobre tuttavia, questa caccia veniva praticata a marzo, nel ripasso, sia con le leve ma anche all’aspetto, all’abbeverata, quando nelle fredde mattinate di gelo “i collaroni” si avventavano nei piccoli laghetti della zona.Francesco, da ragazzo, qualche volta vi partecipò in montagna, alle “Stortelle”, sotto Macchia Porrara, due ore a piedi per arrivarvi. C’erano sempre tre, quattro cacciatori anziani, con i volantini, novità assoluta per lui. Se il colombaccio si posava fuori tiro, qualcuno sapeva richiamarli: gli “rugava” con la gola e generalmente il piccione veniva. Quando se “ne mettevano” (si posavano) più d’uno, Francesco prendeva in mano il fucile ma subito: “che fai li scacci?” ed egli piano piano sorridendo lo riposava e guardava la scena degli altri che dalle varie feritoie miravano. “Ci sei?, uno, due: via e i colpi all’ipotetico tre che non veniva pronunciato perché era lo sparo. Francesco usciva fuori a raccogliere, si limitava ad apprezzare ma non riuscì mai a tirare un colpo. Aveva appena sedici, diciassette anni. Più tardi seppe da uno di quei cacciatori che era stato suo padre a chiedere loro di ospitare qualche volta suo figlio, solo per imparare, senza intromettersi nelle azioni di sparo.Perché la caccia ai colombacci da capanno con le leve (i volantini) è una delle più gelose ed ha i suoi riti particolari, le sue abitudini, le sue compagnie. Nel capanno, nelle lunghe ore d’attesa, quei cacciatori gli narravano dei cospicui carnieri realizzati dopo la prima guerra mondiale con i fucili ad avancarica. Loro, anziani, raccontavano dei rispettivi genitori, dei parenti, degli amici dando al discorso quel particolare interesse che soltanto il dialetto e la semplicità sanno trasmettere. Ed ancor oggi affiorano i vecchi nomi dei più accaniti piccionari che solitamente gareggiavano con i colleghi dei vicini paesi di Configni, Montasola e Vacone. Le notizie degli abbattimenti rimbalzavano nella valle dell’Aia, e a seconda dei venti, nelle giornate di passo, facevano prevalere quando i “montasolini”, quando i “confinari”, a volte i “cottanellesi”, così come si definivano gli abitanti dei paesi. I territori, per lo più rivestiti da boschi cedui di leccio, con ampie zone di frassino, cerro, carpine, ornello, ontano e più su, faggio, rappresentavano riserve naturali per i colombacci dove sfamarsi e riposare dalle fatiche delle migrazioni.Gli stanziali erano meno di oggi; non c’erano le colture moderne del girasole e del favino, leccornie che davano ai migranti lo stimolo a fermarsi per la riproduzione. Dopo la seconda guerra mondiale, i boschi secolari vennero dati al taglio obbligando le punte in transito a proseguire. Ancor oggi, ad ottobre, Francesco si reca a colombacci nel capanno di un caro amico dove si continua a sparare rigorosamente a fermo.Si guarda sempre fisso, lontano. Il volantino ha avvistato qualcosa.Si attende. È l’inizio di ottobre, è ancora presto, il passo non è cominciato. Poi giunge il dieci, ma sono giorni ventosi di fastidioso scirocco.Si arriva al quindici, al venti, qualcosa si muove, ma siamo in ritardo.E così termina ottobre, qualche giorno discreto, si spera nel prossimo anno.
RACCONTI DI CACCIA AL COLOMBACCIO
DIAVOLACCI DEL COLOMBACCIO 
LORIS 
"IL COMANDANTE"
Mi ricordo un avvenimento rimasto nella storia e nella mente di tanti di noi anche se tanti ormai non ci sono più a ricordare quel evento era la fine di ottobre il 27, del 1972 giornata con leggera tramontana bella lustra bellissima giornata passavano parecchi branchi, e curavano abbastanza bene, giornata ricca x tutti di curate era le 11del mattino si senti urlare un tesaiolo guardate che branco ce in mare era un branco il più grosso che abbi mai visto passare, era lungo 2km come strisciata e molti compatti erano in mezzo al mare.. Lontani da noi sui 5km , un tesaiolo incomincio a dirci proviamo ,a ,dare, la via io subito li dissi ma è impossibile che curino si vede i puntini ma cosa vuoi dare la via ai piccioni li stanchiamo per niente , e mentre si ragionava il branco passava sempre senza vedere la fine ,alla fine mi venne di dire anche a me proviamo tutti insieme urlando a altre tese e si incomincio tutti a dare la via ai volantini, nel raggio di 700mq cèra 150piccioni che volavano, e tante racchette di tutti noi che si zimbellava, ma loro andavano a diritto a un certo punto si vide il centro del branco rallentare e girare verso terra puntando il vento , uno incomincio a urlare vengano tutti lasciate i piccioni tutti fuori, e tutti si cimbellava forte girarono tutti puntando terra era una stesa lunga 2km che si avvicinava dentro terra ,io presi le redì in mano incominciando a urlare che nessuno tirasse finche non entrano tutti dentro i capanni ,tutti eravamo uniti per farli venire dentro, arrivati a duecento metri davanti, io dirigevo i capanni urlando a quello e a quell’altro si fecero venire tutti, urlando detti la via di sparare a tutti personalmente non presi nemmeno il fucile in mano dall’emozione e da quello spettacolo , mi ricordo che dei capanni anno tirato 3 volte 

The hunter of wood pigeons

lunedì 8 settembre 2014

IL PALCO
I colombacci non sono dei volatili sprovveduti, ma il palco, se allestito con cura e maestria, può diventare un’esca molto appetibile per questi migratori.

martedì 19 agosto 2014

I CONSIGLI DEGLI ESPERTI

l colombaccio, eccezionale volatore dalle forme estremamente aerodinamiche può raggiungere velocità altissime: 60 chilometri orari come velocità di crociera, con punte di 80-85 quando si trova con il vento a favore.Dunque un colombaccio che fugge scivolando d'ala aiutato dalla spinta del vento ad una velocità di 80km/h per essere centrato, già a trenta metri impone grandi anticipi dato che si sposta di ben 2,2 metri al decimo di secondo. Il suo volo in condizioni di tranquillità è estremamente regolare e contraddistinto da traiettorie lineari, ma in caso di pericolo può compiere scarti repentini e fuggire in pochi istanti dalla portata dei nostri fucili.Caccia dal palcoIn tutte le forme di caccia con l'uso di richiami il tiro al colombaccio in curata, che plana dolcemente ad ali tese non è obbiettivamente impossibile, a patto però di riuscire a restare calmi e non farsi prendere dall'emozione che normalmente la curata dei selvatici suscita, come è bello e giusto che sia.Per il selvatico che scende sotto i 15 metri dal punto di fuoco, gli anticipi della prima fucilata dovranno essere davvero minimi; basterà “ coprire” il bersaglio ed esplodere il colpo: se l'animale cade ok!Se viceversa il primo colpo va a vuoto le cose si complicheranno notevolmente: il colombaccio scarterà velocemente diventando un obbiettivo davvero impegnativo. In questi casi, mai farsi prendere dalla furia e dalla bramosia di riparare la padella scaricando l'arma rincorrendo approssimativamente il bersaglio; è opportuno invece reimpostare la fucilata seguendo con precisione la traiettoria di fuga dell'animale. A questo proposito, se il colombaccio fugge alto di coda dovremmo anticiparlo sparando più in basso rispetto alla sua linea di volo, andando così a diminuire l'angolo tra le canne del fucile e la spalla sulla quale poggia il calcio.Se invece, come capita negli appostamenti situati su declivi o scoscesi, il colombaccio si allontana riprendendo quota e il punto di fuoco si trova più in alto o in linea con la sua traiettoria di volo, la fucilata dovrà essere indirizzata sopra il selvatico anticipandone così la sua ascesQueste tipologie di tiri sono frequenti non solo in caso di padelle al primo colpo, ma anche nell'occasione in cui giungano a tiro molti selvatici e si tenti la coppiola.Quando il branco dei colombacci scende compatto in curata il numero degli animali a tiro può essere davvero alto ed è in queste situazioni che la freddezza e la determinazione diventano doti essenziali.Dunque, che sparare “nel mucchio” sia il più grossolano ed improduttivo metodo è cosa risaputa ai cacciatori, è assolutamente necessario inquadrare ogni singolo animale scelto come bersaglio, ma quando ci si trova nella caccia pratica le cose cambiano; tanti cacciatori che su singoli selvatici non sbagliano un colpo, quando si trovano di fronte alla curata di un grande stormo vanno in confusione. I loro sguardi passano da un colombaccio all'altro e, dietro all'inconscia volontà di prenderli tutti non ne raccolgono uno.È comprensibile che in quei momenti si è spesso presi anche da un senso di responsabilità per la riuscita dell'intera azione iniziata dai volantini e attesa anche dai nostri compagni di caccia, ma questo atteggiamento timido ed incerto seppur inconscio non risulta affatto produttivo. Meglio focalizzare la nostra attenzione verso un singolo selvatico, il più vicino che dovrà cadere al primo colpo prima di accorgersi della nostra presenza, certamente il primo centro ci darà la carica e la determinazione per impostare le altre fucilate sicuramente più difficili sui selvatici in fuga. Fondamentale rimane poi prima ancora di iniziare ogni giornata di caccia, al momento di salire sui palchi, dividersi i settori di tiro con i compagni di caccia che condividono con noi la “piattaforma di tiro”, questo eviterà nella concitazione dei momenti decisivi eventuali disturbi reciproci, o addirittura la scelta dello stesso selvatico a cui indirizzare il colpo. Sembra scontato da puntualizzare, ma vi assicuro che non lo è!! Proprio l'eccessiva sicurezza e conoscenza dei compagni porta spesso a questo tipo di distrazioni.Caccia al campo e con le aste.Essendo ormai consolidata da anni la presenza stanziale dei colombacci sui nostri territori, dopo le giornate tradizionali di passo ad ottobre, anche la caccia a loro dedicata si è specializzata in diverse varianti che seguono l'avanzare della stagione e mutano con i luoghi di pastura o di rientro scelti dai selvatici.Nella caccia al campo in cui la tesa viene allestita a terra e i cacciatori si trovano pertanto in posizione spesso perpendicolare ad angolo retto con i selvatici in buttata, il momento migliore per effettuare il tiro è sicuramente quello che precede di pochissimo l'atterraggio o che segue immediatamente la ripartenza da terra dei colombacci. Questo perché la velocità risulta sicuramente minore rispetto a quella delle discese in cui i selvatici planano verso la tesa e il punto di fuoco avviene con un anticipo praticamente quasi nullo sugli animali in arrivo o in ripartenza.Discorso a parte riguarda il tiro nella caccia con le aste per l'ambiente in cui si svolge. Queste infatti vengono il più delle volte allestite dai cacciatori all'interno dei boschi ad alto fusto o comunque delle macchie in cui la visibilità sarà notevolmente ridotta rispetto ad altri contesti di tiro e le migliori occasioni saranno sfruttabili soprattutto con tiri di stoccata.Questa tipologia di tiro che si basa sulle doti di istintività e velocità del cacciatore può tuttavia avvalersi di alcuni accorgimenti strategici.Uno dei migliori è prendere dei punti di riferimento nella vegetazione circostante, quel ramo per intenderci o quella cima d'albero che corrispondono alla porzione di cielo a nostra disposizione e in cui la traiettoria dei selvatici in arrivo converge. Questo risulterà utile non soltanto a non farsi trovare impreparati al momento del tiro, ma ci guiderà sicuramente anche nell'azione successiva di recupero nel caso di colpo andato a segno. Per entrambe queste cacce che si praticano in forma vagante in cui l'impostazione non è fissa, importante da valutare sarà anche la posizione del sole. Postazioni in cui si è costretti a sparare costantemente contro sole aumenteranno decisamente le difficoltà.